Il sottosopra: L'Italia di oggi raccontata a una figlia - Giorgio Bocca
Il sottosopra: L'Italia di oggi raccontata a una figlia - Giorgio Bocca
«La Nicoletta se n’è andata in Langa. Ha piantato la filosofia, la storia della moda, i navigli milanesi e me, suo padre. È andata a coltivare una vigna di dolcetto a San Fereolo, sopra Dogliani, un terrazzo di terra morbida affacciato sulla pianura di Cuneo in cui sono nato. Ero convinto che la mia linea di fuga fosse una retta, invece era una curva, un cerchio, Nicoletta è tornata nei luoghi da cui io e mia sorella eravamo partiti.
Ho letto da qualche parte che il miglior investimento oggi è il vino, il prezzo sale di continuo, Nicoletta ha scelto i vincitori, sia pure sistematicamente pessimisti per via di possibili grandinate o siccità. Meglio così. La vita quaggiù fra vincitori rozzi e sconfitti umiliati non è divertente.
Che cosa succede in questo nostro paese che ha perso lo status quo del vecchio regime e che non sa come sostituirlo, ondivago nelle sue speranze e nelle sue delusioni? I partigiani sono invecchiati o morti, i proletari si sono imborghesiti, i poveri sono di destra, il nazismo è una parodia di teste rapate, la televisione sostituisce la politica, la borghesia delle imprese finisce in galera, i nuovi potenti dicono di parlare in nome della gente e si prendono i fischi dei cittadini.
C’è un vuoto poi, una mancanza che sembra annunciare un castigo divino: non ci sono i giovani, non partecipano, non protestano, lasciano a noi, magari complici dei peccatori, di fare da accusatori. Abbiamo l’impressione di vivere nella città degli uomini capovolti, con i piedi in su e la testa in giù. Stare con i piedi in su e la testa in giù sarà una bella positura, ma quelli che continuano a stare con la testa in su e i piedi in giù non capiscono quei monologhi che arrivano dal pavimento. Anche questo viaggio è finito. Il penultimo, l’ultimo? Quanti ne ho già fatti? Trenta, quaranta? Nell’interminabile inchiesta sul paese in cui sono nato e vissuto, pensando sempre a questa mia figlia contadina mi sono abituato ad averla compagna dei miei viaggi, del mio magari inutile ma perseverante cercar di capire un paese che non ha altro capo né coda che la sua indomabile vitalità, un paese unico al mondo nel far stare assieme cose splendide e ignobili».
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